Testo tratto da un articolo di Valerio Terragno

Al di sotto del presbiterio della Cattedrale di Lecce, intitolata alla Vergine Assunta, gioiello dell’architettura barocca del 600, si trova la solitaria cripta, conosciuta anche come il soccorpo del Duomo. Questa chiesa fu realizzata a partire dal 1517, inglobando elementi dell’originaria cripta normanna, costruita al tempo del Vescovo Roberto Volturio. Il Termine “cripta” deriva dalla parola greca “Crupto” che significa nascondere.

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La chiesa è a pianta a croce greca, a tre navate, con volticelle a crociera. L’interno, che ha subito pesanti modifiche nel corso dei lunghi secoli, è scandito da 92 colonne, dagli sva- riati capitelle scolpiti, le quali costituiscono una vera e propria selva in pietra. Esso, dal punto di vista architettonico, ricorda quello della cripta romanica della Cattedrale di Otranto, risalente all’XI secolo.
I capitelli, dalla forma cubica, di ispirazione classica e medievale, sono opera di artisti rinascimentali. Tra i più interessanti, spiccano quelli caratterizzati dalla presenza di quattro teste, due maschili e due femminili, quelli con grifi e draghi angolari, con le aquile, con gli arieti e con l’effigie di alcuni stemmi. Famoso è il capitello, posto nella navata destra, con la rappresentazione della torre campanaria del primitivo Duomo, presente sull’originario Stemma Civico della città di Lecce, ancor prima della Lupa sotto il Leccio.

Tra le varie sepolture, ivi presenti, vanno ricordate quelle dei Vescovi Giovanni Battista Castromediano e Nicola Caputo e di Oronzo Tiso, insigne pittore – sacerdote salentino del- la seconda metà del 700.
La tradizione locale, erroneamente, vuole che all’interno della cripta siano stati conser vati i resti dei Santi Oronzo, Giusto e Fortunato, Patroni di Lecce, solennemente ricordati ad agosto.

Dei dieci altari originali, oggi, restano soltanto quelli intitolati a San Giovanni e Santa Elisabetta, nella navata destra e gli altari della Patrona Sant’Irene e della Madonna del Soc-corso, in quella sinistra.

L’antico altare maggiore, marmoreo, della Madonna della Scala, fu trasferito nella parrocchia di San Pio X, nel 1956, anno del XV Congresso Euc a ristico, a seguito dei radicali restauri voluti da mons. Francesco Minerva. Colto ed influente il Vescovo Minerva fu a capo della diocesi di Lecce, nella metà del XX secolo, dando un particolare contributo al rinnovo e alla diffusione del culto mariano.

Il pavimento del soccorpo è in parte rivesti- to da mattonelle, dai colori delicati.

Solitaria e misteriosa, la cripta della Catte- drale è stata recentemente rivalutata dai lecce-si, i quali la scelgono per lo svolgimento di particolari funzioni, soprattutto matrimonii e cresime.

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